Kick-Boxing

16 Agosto 2017 | Devis Biacco

La kickboxing è nata in Giappone negli anni sessanta. In quel periodo le uniche forme di combattimento a contatto pieno erano il full contact karate, il muay thai thailandese, il Sambo russo, il taekwondo coreano, il karate contact ed il sanda cinese.

Light-contact

Il Light-contact, che letteralmente significa “contatto leggero”, ma è inteso anche come “contatto controllato” ed è una formula della kickboxing che prevede un combattimento continuato a punti.

Come nel point fighting, il contatto deve essere necessariamente limitato o controllato, e privilegia soprattutto le doti specifiche di esecuzione tecnica e di pulizia dei colpi che vanno eseguiti con scioltezza e velocità, privilegiando la tecnica alla forza.

I due atleti combattono su di un tatami, ma a differenza del point fighting sono liberi di muoversi sul quadrato di gara a loro piacimento, e senza che l’arbitro interrompa il combattimento dopo l’esecuzione di una tecnica portata a segno.

Il combattimento dura due o tre round da due minuti a secondo del tipo di competizione nazionale o internazionale e i due atleti, combattono in posizione di guardia frontale o semifrontale uno dall’altro, possono trovarsi anche a distanza molto stretta e colpirsi a vicenda con le varie tecniche di pugno e di calcio previste.

L’arbitro di gara può fermare l’incontro solo in caso di “break”, quando cioè gli atleti si trovano in clinch e vanno distanziati, oppure in caso di richiamo per eccessivo contatto, scorrettezze o uscita dal quadrato di gara: le uscite comportano una sottrazione di un punto fino alla quarta uscita dal tatami dove l’atleta viene squalificato, stesso discorso con i richiami (il primo richiamo però non comporta decurtazione di punti).

Oltre all’arbitro centrale, vi sono tre giudici i gara che servendosi di un cartellino come nel contatto pieno sommano i punti totalizzati, e assegnano la vittoria.
Da poco è stato inserito il sistema easy scoring, dei tabelloni elettronici dove i giudici assegnano i punti con un mouse dedicato, in questo modo si ha la visione effettiva sui monitor dell’andamento dell’incontro.

Poiché nel light-contact non è previsto il K.O., la vittoria è perseguibile soltanto accumulando più punti dell’avversario e in caso di parità decidono si ha la decisione arbitrale di preferenza, nel caso si utilizzo del sistema easy scoring sarà direttamente il sistema a decretare il vincitore.

Point Fighthing

Il point-fighting, che significa “combattimento a punti”, è una formula della kickboxing che prevede un combattimento non continuato a punti.

È tra le cinque discipline quella che più si avvicina al karate, di cui questo sport è diretto discendente quando questa disciplina era denominata “karate contact” e quando W.A.K.O non stava per (World Association of Kickboxing Organizations) ma bensì era la sigla per “World All Styles Karate Organization”.
Infatti come nel karate il combattimento prevede che i due atleti si sfidino sul tatami (a differenza del full-contact dove è previsto un ring), e consiste in combattimenti “al punto” (cioè ad ogni azione valida il combattimento viene fermato e viene assegnato il punto). Altro elemento in comune con il karate, è l’utilizzo delle cinture (dalla bianca alla nera) che graduano gli atleti in base alla loro esperienza.

I due atleti combattono su di un tatami di forma quadrata che ha area 7×7 (è tuttavia possibile che in determinate competizioni il tatami misuri 6×6). Gli arbitri che dirigono l’incontro sono tre e si mettono sui lati esterni del quadrato di gara in modo da non interferire nel combattimento, fuori dal quadrato viene posizionato un banco sul quale saranno esposti il tabellone segnapunti e il timer.

Il combattimento varia a seconda delle manifestazioni, ma solitamente dura due round di due minuti ciascuno, e consiste nel colpire prima dell’avversario in una delle zone “legali” del corpo dell’avversario (quindi nel tronco e nella testa, escludendo colpi ai genitali, alle gambe, al collo e ai reni).

L’incontro inizia con il “saluto” dei due avversari (provenendo da un’arte marziale il vi è l’obbligo del rispetto dell’avversario) e con l’arbitro che darà il via con il termine “fight”; al termine del “stop” l’arbitro di gara interrompe momentaneamente il combattimento e consultanto gli altri due giudici di gara assegna il punto ad uno dei due contendenti (può essere assegnato anche ad entrambi nel caso in cui siano andati a segno contemporaneamente)

I punti in base ai seguenti criteri:

  • Tecnica di pugno al corpo: 1 punto
  • Tecnica di pugno alla testa: 1 punto
  • Tecnica di pugno in volo: 1 punto
  • Tecnica di calcio al corpo: 1 punto
  • Tecnica di calcio alla testa: 2 punti
  • Tecnica di calcio al corpo in volo: 2 punti
  • Tecnica di calcio alla testa in volo: 3 punti
  • Tecnica di spazzata seguendo il senso articolare della gamba colpita facendo cadere l’avversario: 1 punto

Durante il combattimento ogni atleta dovrà essere munito delle seguenti protezioni obbligatorie:

  • guanti a mano aperta
  • parastinchi
  • calzari
  • paradenti
  • gomitiere
  • paraseno (solo per le donne)
  • conchiglia (obbligatoria per gli uomini e facoltativa per le donne)

A differenza delle altre discipline nel point-fighting non vi è praticamente mai l’utilizzo dei “ganci” e dei “montanti” in quanto difficili da eseguirsi senza essere prima colpiti, mentre vengono predilette tutte le tecniche di calcio. Una tecnica tipica del point fighting è il “blitz”, che consiste in un attacco improvviso andando a finire “addosso” all’avversario, tecniche impossibili da utilizzare nelle altre discipline della kickboxing perché poco utile specialmente in caso di contatto pieno.
Poiché il contatto deve essere necessariamente limitato o controllato, richiede soprattutto doti specifiche di rapidità, reattività, prontezza e velocità, richiedendo più una preparazione atletica che una vera preparazione sulla forza. Il point fighting, facendo un paragone con altri sport, potrebbe essere definito come la “scherma” della kickboxing.
L’ottima scuola italiana di Pointfighting ha fatto si che tra le sue fila vi siano numerosi campioni modiali tra cui Gregorio Di Leo, Andrea Lucchese, Gianpaolo Calajò e Sergio Portaro

fonte:https://it.wikipedia.org/wiki/Kickboxing